Primi decenni del sec. XVII
Ignoto pittore carraccesco
Olio su tela, cm 200×143

SCHEDA
Proveniente dalla cappella dedicata a Santo Stefano nella collegiata di S. Maria Assunta, in giuspatronato della famiglia Pizj; così ricorda lo storico sermonetano Pantanelli, che identifica anche il personaggio in preghiera in basso con Giulio Pizj, che lasciò un legato per la sua manutenzione. Suo è lo stemma che compare in un cartiglio presso il margine inferiore.
Il paesaggio con rovine sullo sfondo dal quale emerge la massa squadrata di una torre, sembra alludere al “maschio” del castello Caetani di Sermoneta. L’iconografia pittorica appare semplificata in senso devozionale nella resa dei due santi diaconi che sono descritti con puntiglio nei loro attributi (la graticola per San Lorenzo, il sasso alludente alla lapidazione per Santo Stefano) e nella ricchezza delle loro dalmatiche.
La tela è comunque una testimonianza importante per documentare la vitalità di molte famiglie sermonetane (come gli Americi, i de Marchis, i De Ritis) in rapporto alla vita religiosa e alla produzione artistica del borgo. I Pizj, di origine pavese, si stanziarono a Sermoneta nel terzo decennio del ‘500, quando un Francesco, dottore e fisico nel 1522, ottenne da Camillo Caetani la donazione di un terreno in contrada Cotronia.
La famiglia si ramificò in seguito in quattro ceppi e i suoi componenti raggiunsero ruoli importanti nella comunità cittadina come un altro Giulio che nel ‘700 fu capo priore di Sermoneta e Romualdo (1710-1760) che vi fu vicecastellano.
Il ritratto di Giulio Pizj appare semplice fino al “ naif”, anche se ricostruito nella parte inferiore del volto, nel busto e nella mano, da un recente restauro.
Il dipinto viene indicato come “dei Carracci” dallo stesso Pantanelli; la critica seguente attenua il giudizio come “scuola del carracci”.
Il taglio generale della scena, la positura della Vergine e quella del bambino a gambe divaricate riprendono infatti l’illustre modello della Madonna col Bambino fra i SS. Nilo e Bartolomeo dipinta da Annibale Carracci fra il 1604 e il 1605 per il cardinal Odoardo Farnese nella cappella di S. Nilo dell’Abbazia di Grottaferrata. Complessivamente l’opera, attribuibile ad un pittore “di periferia” forse locale, influenzato dal modello di Annibale a Grottaferrata, non manca di dignità.
Bibliografia
P. Pantanelli, Notizie Storiche della Terra di Sermoneta (1766) edite da Leone Caetani, Roma 1909, rist. anast. Roma 1992, Lib. 1, p. 75
P. Cannata, Scheda redatta nel 1971 per la Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Roma e del Lazio (catalogo generale n. 12/00102322)
E. Fino, Sermoneta, tesori d’arte, memorie di eroi, S. Angelo in Villa, 1980, p. 75