Forme dell’invisibile

Venerdì 19 aprile 2024 | Ore 18:00 – Museo Diocesano d’Arte Sacra di Sermoneta

Emilia Isabella

sculture e dipinti

Emilia Isabella vive ed opera a Sermoneta.
Si diploma in pianoforte al Conservatorio di Santa Cecilia (Roma). Segue corsi di
composizione e direzione di musica polifonica. Dal 1958 inizia ad operare nel
mondo delle arri visive. Si dedica alla pittura e partecipa a concorsi nazionali ed
internazionali. Dal 1976 si applica anche alla scultura (marmo, travertino, pietra
lavica, ferro) nel suo grande atelier nella campagna di Sermoneta.
Hanno scritto di lei Marcella Cossu, Nello Ponente, Marco Valsecchi, Marcello
Venturoli, Giorgio Agnisola, Barbara Martusciello, Vincenzo Scozzarella.

Le perfette sculture di Emilia Isabella – talvolta elaborate sino alla assoluta
levigatezza – nascono da una lunga ricerca che giunge a una purezza di forme utili
a stabilire un intimo dialogo con lo spazio che le circonda.
Sono opere fatte di accorti rapporti di massa e volume, di un’intensa presenza di
valori materici. Invitano a superare la pura percezione visiva e giungere ad una
accogliente, tattile, espressività.


Dialoghi contemporanei è una rassegna di esposizioni temporanee, iniziata nel 2018 con la mostra delle sculture e rilievi di Tony Di Nicola, cui sono seguite altre presentazioni: i dipinti e le installazioni del “Mistero in 4 atti di Nazzareno De Santis” nel 2021; il “Ritratto d’artista Laura Marcucci Cambellotti” nel 2023; una piccola sezione di sculture in alabastro, dedicata a Emilia Isabella all’interno di “Antonio Cavallucci da Sermoneta (1752-1795) Pittore”, ugualmente nel 2023. La rassegna si profila come un confronto tra il patrimonio artistico antico della collezione permanente del Museo diocesano d’Arte sacra di Sermoneta e la produzione contemporanea di alcuni artisti selezionati. Ma più a fondo indaga sul legame tra l’arte contemporanea e la spiritualità o il sacro.
A Emilia Isabella viene dedicata una mostra personale e antologica. Questa esposizione intende tratteggiare un “ritratto” dell’artista riflesso nella sua produzione, i cui tratti attingono solo in parte alla natura, soprattutto alla materia (alle pietre e al marmo con le sue venature), alla geometria, al linguaggio astratto (come nella scrittura della musica; l’artista inizia il suo percorso come musicista), alla bellezza di forme non figurative.
L’artista integra la sua esperienza di vita e di comprensione del mondo, con la somma delle conoscenze e l’insieme delle tecniche scelte; tale conoscenza complessiva gli consente di formulare, più precisamente dare forma, rispondere a tutte le possibili domande sul senso dell’esistenza umana, sulla presenza dell’uomo nell’universo, sulla sua finalità. Infine al mistero della vita.
L’arte afferma “la fede testarda dell’umanità nell’esistenza di un principio invisibile, immortale, immanente, presente al centro dell’essere umano e, correlativamente, in un principio trascendente unico, eterno, non creato, creatore di tutte le cose” (1).
L’arte attesta i valori più estremi, più veri e profondi dell’uomo; nelle espressioni più oneste e sincerel’artista testimonia una sacralità laica. Principio evidente nell’architettura, che da materia si fa cultura per costruire uno spazio ai bisogni dell’uomo. Si costruisce sempre per l’uomo, mai contro l’uomo, al fine di una convivenza sociale, civile. L’architettura compie tale processo utilizzando la materia e la luce.
L’Invisibile cui il titolo allude è l’astrazione delle forme esposte – solo in alcuni casi naturalistiche – dello sviluppo “aperto”, asimmetrico, degli infiniti punti di vista necessari ad una esauriente, ma non conclusa, percezione. Astrazione come comprensione non esaustiva di un’opera mai “perfetta”, ma sì assoluta! Le piccole installazioni e le sculture sfuggono ad una univoca impressione; in esse la materialità e la gravità del marmo è annullata dalle forme dinamiche. Altre opere sembrano provenire da un mondo alieno e pare vogliano comunicare attraverso un linguaggio di segni incisi, prodotti da una Intelligenza superiore; brani di “geometrie musicali”, astratte come astratto è il linguaggio musicale.
L’Invisibile del titolo suggerisce una realtà Altra, sacra, potenzialmente divina. Le innumerevoli prove dell’intelligenza dell’uomo, quanto ha prodotto nell’architettura e nell’arte, la perfezione delle sue opere non possono meravigliare, dato che egli ne sarebbe, prima di tutte le altre creature, l’Immagine.

(1) Jean Servier, L’uomo e l’invisibile, Azzate (VA), 1973

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